DUE LETTERE AUTOGRAFE DI LUIGI FULCI
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DUE LETTERE AUTOGRAFE DI LUIGI FULCI. Le lettere datate Messina 23 Giungo 1900 e 27 Giugno 1900, sono scritte su carta intestata della Gazzetta di Messina e della Calabria. Luigi Fulci (Modica, 1872 – Roma, 1930) è stato un avvocato e politico italiano, ministro delle Poste del Regno d'Italia. Proprietario insieme al fratello Francesco Paolo del quotidiano La Gazzetta di Messina dal 1895, lo dirige trasformando la testata in La Gazzetta di Messina e delle Calabrie. Sostenitore della linea politica di Zanardelli, seguita dai cugini Ludovico e Nicolò Fulci nella lotta contro i decreti liberticidi di Pelloux, si fece processare per reato di stampa e provocò la prima pronuncia di incostituzionalità dei decreti governativi. Scampato al terremoto di Messina del 1908, in cui muore quasi tutta la sua famiglia e il cugino Nicolò, Luigi Fulci condivide col cugino superstite, il deputato Ludovico, la gestione del primo progetto di ricostruzione della città. Nel 1911 è uno dei fondatori delle Tramways siciliane. Scrive il compendio giuridico più noto in tema di conseguenze giuridiche dei sismi, dal titolo Le leggi speciali italiane in conseguenza di terremoti, pubblicato nel 1916. Eletto al Parlamento nel Collegio di Messina nel 1919 nella lista democratica, vicina a Giolitti, Luigi Fulci si iscrive al gruppo radicale impegnandosi con il cugino Ludovico e con il duca Giovanni Antonio Colonna di Cesarò nella creazione della Democrazia Sociale, che verrà formata ufficialmente dopo le elezioni del 1921. Viene nominato Ministro delle poste nei due governi Facta. Fulci dopo qualche esitazione iniziale, si schiera apertamente contro il fascismo. Nella seduta del Consiglio dei Ministri del 26 ottobre 1922, alla vigilia della Marcia su Roma, sostiene “con vibrate parole” l’arresto delle più alte gerarchie fasciste, proposto dal Ministro dell’Interno, Taddei. Fonda nel gennaio 1924 a Messina il quotidiano antifascista “La Sera”]. Eletto nell’aprile 1924 per la terza volta consecutiva alla Camera dei Deputati nelle file della Democrazia Sociale, diviene uno dei protagonisti della secessione dell’Aventino, a seguito del delitto Matteotti. Dichiarato decaduto dalla carica parlamentare nel novembre 1926, assieme agli altri aventiniani, viene sottoposto a partire da quel momento a stringenti misure di polizia, con costanti pedinamenti e perquisizioni contemporanee nelle sue abitazioni e studi professionali di Roma e in Sicilia. Muore per sospetto avvelenamento nel 1930 a Roma. Rarissime.